Portal of Illusions.

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    PORTAL OF ILLUSIONS.



    Chapter I.
    Gevaudanhood, una cittadina abitata prevalentemente da contadini. In questo paese non accadeva mai nulla di interessante, la vita scorreva lenta e monotona. Ormai i cittadini ci facevano l'abitudine, e non dava loro nemmeno fastidio. Si dilettavano con vari lavori, chi contadino (la maggioranza), chi fabbro, chi panettiere. Erano tutti pacifici, nulla poteva turbarli, nulla poteva disturbare il loro quiete vivere. Non c'erano mai uccisioni o furti di alcun tipo. Tutto sommato era una località abbastanza piccola, poche strade, poche case, pochi campi. Vi era un ospedaletto, spesso vuoto a causa dei pochi abitanti, e ci nasceva qualche bimbo al mese, ma non eccessivamente.
    Il Municipio dominava la piazza. Era un edificio in pietra, con l'edera che si arrampicava sulle pareti fredde. Spuntava qualche vetrata, ognuna decorata a mano dagli artisti del paese, quasi tutte le decorazioni erano fiori. Il Governatore non veniva eletto. C'era un sistema di eredità, da padre in figlio. La dinastia di Gevaudanhood era quella dei Thogosol. L'attuale Governatore era Phaigot Thogosol, un ometto sulla sessantina, robusto di corporatura, non molto alto, e con una folta barba bianca. Incuteva timore guardarlo, per i suoi occhietti piccoli e maligni. Era un uomo rude, arrogante, maltrattava tutti. Era odiato dal popolo, il quale però non aveva coraggio di ribellarsi. Da trent'anni ormai governava, e nessuno muoveva un dito per migliorare la situazione della cittadina. D'altro canto, Phaigot, elargiva monete a quelli che osavano presentarsi al Municipio con una sorta di denuncia. Dava loro un borsellino con denaro all'interno, e si comprava il loro silenzio. Le voci mormoravano che il figlio Ysilein aveva intenzione di spodestarlo. Lui sì che aveva un animo nobile, era così gentile con le persone. Tutto il contrario rispetto al padre, aveva preso dalla madre, fortunatamente.

    Abitava a Gevaudanhood un uomo, isolato da tutti. Lo chiamavano Vladimir, ma non era il suo vero nome, quello nessuno ne era a conoscenza. Proveniva da molto distante, da terre lontane, là dove cominciava il Deserto Dhoso. Si era trasferito in quel paese da dieci anni, ormai. Tutti gli abitanti della cittadina lo conoscevano, ma nessuno ci aveva mai parlato. Terrorizzava la gente, forse ancora di più del Governatore. Le madri insegnavano ai propri figli di stare distanti da quell'uomo, raccontavano che era cattivo e poteva far loro del male. Vladimir era solito vestire interamente di nero, con un cilindro in testa. Lo si vedeva sempre a passeggio con un bastone, anch'esso rigorosamente nero, con le estremità color argento. I suoi capelli erano unti, e gli ricadevano sulle spalle. Emanava uno strano odore, ma non cattivo, e nemmeno buono. Un odore di...legna. Stranissimo, vero. Nessuno sapeva il motivo di questa sua esalazione, e nemmeno erano intenzionato a scoprirlo. Era un uomo taciturno, mite, ed alquanto inquietante e misterioso. Era un'ombra, ove passava.

    Una sera, Vladimir era seduto sul divanetto color grigio che teneva nel salotto della sua modestissima casa. Osservava il muro davanti a sè, come era solito fare ogni sera prima di andare a dormire. Era un momento di raccoglimento interiore, per lui. Pensava al corso della giornata, a ciò che aveva visto, a tutte quelle persone che erano scappate vedendolo. Cercava disperatamente di trovare una pace al continuo conflitto all'interno della sua mente. Non stava bene, mentalmente. Non era pazzo, semplicemente era esasperato dalla situazione di diffidenza che aveva creato la sua presenza a Gevaudanhood. All'inizio ne era soddisfatto, ma col passare del tempo si era ampiamente scocciato. Tutti quei mocciosi che lo squadravano ridendo da distante, chi si credevano di essere? Voleva essere rispettato, era il suo unico interesse. Non gli interessava altro, solo un minimo di considerazione, e basta. Ma non poteva mai averlo, non finchè rimaneva in quel paese. Doveva andarsene, lo sapeva bene, doveva scappare via da lì, andare il più lontano possibile, e vivere altrove. Un sogno.
    Qualcuno bussò alla porta. Vladimir si sconcertò e rimase alcuni secondi a fissare la porta. Si chiedeva chi mai poteva essere. Nessuno era mai venuto a casa sua, nemmeno per sbaglio. Era sorpreso. Una visita, proprio a lui? Non ci poteva credere, pensava che se l'aveva sentito lui, ma che in realtà non c'era nessuno fuori da quella porta d'ingresso. Sentì bussare di nuovo, dunque capì che non era stato frutto della sua mente. Si avvicinò lentamente all'uscio, cercando di non fare rumore mente camminava. Aspettò un istante, prima di decidersi di aprire.
    Si trovò davanti un uomo, più o meno della sua altezza. Indossava una camicia a righe, e un paio di pantaloni non eleganti. Aveva dei lunghi baffi rossi sotto il naso, ed era pelato. La sua bocca si contorse in ciò che sembrava un sorriso, in quella suo viso paffuto.


    -to be continued-

    Edited by 'oakley - 10/7/2015, 16:10
     
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